Nel Canale di Sicilia sono morte almeno 4.597 persone, lungo le rotte che vanno dalla Libia (da Zuwarah, Tripoli e Misratah), dalla Tunisia (da Sousse, Chebba e Mahdia) e dall'Egitto (in particolare la zona di Alessandria) verso le isole di Lampedusa, Pantelleria, Malta e la costa sud orientale della Sicilia, ma anche dall'Egitto e dalla Turchia alla Calabria. Più della metà (3.358) sono disperse. Altri 186 giovani sono annegati navigando dalla città di Annaba, in Algeria, alla Sardegna.
Negli ultimi anni, i passeur non mandano più i loro uomini al timone: la guida delle barche è ormai affidata a caso ad uno dei passeggeri, spesso senza che abbia nessuna esperienza di mare. E infine i pescatori prestano sempre più difficilmente soccorso in mare, per non rischiare l'arresto e il sequestro delle navi.
Dal maggio 2009, con l'entrata in vigore dell'accordo con la Libia, tutte le imbarcazioni fermate in acque internazionali sono respinte verso Tripoli. Da allora il numero degli sbarchi in Sicilia si è drasticamente ridotto. Salvo poi riprendere con forza all'inizio del 2011, con l'afflusso di circa 20.000 persone solo nei primi tre mesi dell'anno. In maggior parte tunisini della Tunisia libera dopo la fine della dittatura di Ben Ali, e in misura minore uomini e donne delle comunità straniere di Tripoli in fuga dalla guerra civile in Libia.
Dati per anno
fonte: http://fortresseurope.blogspot.com/
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