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mercoledì 14 gennaio 2009

Vescovi contro la «tassa» degli immigrati


CITTÀ DEL VATICANO - Nonostante il governo sottolinei come il pagamento per ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno da parte degli stranieri sia un «contributo» e non un'imposta, i vescovi italiani non ci stanno e attaccano il provvedimento come «inaccettabile». L'occasione è la presentazione nella sede di Radio Vaticana della Giornata del Migrante, che si festeggia domenica 18 gennaio. «Una tassa che è meglio definire balzello verso una categoria già poco tutelata - attacca monsignor Gianromano Gnesotto, responsabile per gli immigrati e i profughi in Italia della Fondazione Migrantes, organismo della Cei -. Fantasie di questo genere penalizzano ulteriormente gli immigrati che, con impegno e con notevoli sforzi, cercano di integrarsi. È un passo indietro, servono politiche di integrazione con mentalità aperta e intelligenza». Gnesotto ha sottolineato che l'Italia «ha bisogno, ha avuto bisogno e avrà bisogno anche in futuro» di lavoratori stranieri e che «nell'attuale congiuntura economica probabilmente ci sarà bisogno di maggiore flessibilità anche per quanto riguarda la domanda di immigrati, ma non ci si può dimenticare che occupano settori di fatto lasciati scoperti dagli italiani». La Fondazione Migrantes respinge anche la proposta avanzata dalla Lega di prevedere l'obbligo di denuncia degli irregolari da parte dei medici cui si rivolgono. «Il diritto alla salute è fondamentale e va garantito a tutti senza preclusioni o invenzioni. Non si può far svolgere ai medici compiti, quale la delazione, che non vogliono né possono svolgere come se fossero gendarmi».

PREGIUDIZI E MALUMORI - Secondo monsignor Piergiorgio Saviola, direttore della Fondazione, l'Italia rischia di rinnegare la propria tradizione cristiana di accoglienza: «Si registra fra le due ultime leggi sull'immigrazione, quella del 1998 e quella del 2002, un brusco passaggio, che fa scivolare verso posizioni ispirate al principio della indesiderabilità». «Non si vuole chiudere gli occhi su quanto di scabroso comporta l'attuale convulso fenomeno migratorio - ha aggiunto -, tanto meno su comportamenti incivili o criminosi di alcuni migranti, ma è aberrante mettere tutto questo e solo questo in primo piano, metterlo tanto a fuoco e con lenti di ingrandimento, da non lasciar vedere il resto della realtà migratoria, e da alimentare giudizi e pregiudizi, umori e malumori, minacce e prese di posizione che sono in stridente contrasto col Vangelo».

SEPARAZIONE LACERANTE - Il messaggio di San Paolo scelto come slogan della Giornata del Migrante, «Non siete più stranieri né ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio», è - prosegue Saviola - «di sorprendente attualità e incoraggia a valutare le migrazioni come opportunità e segno dei tempi». Nel 2001 i migranti erano stimati dalle Nazioni Unite 191 milioni, oggi hanno superato abbondantemente i 200 milioni. «Il migrare colpisce direttamente e profondamente chi parte e chi rimane; troppo spesso è separazione forzata e lacerante di interi gruppi familiari» ha ricordato monsignor Lino Belotti, vescovo ausiliare di Bergamo e presidente della Commissione episcopale per le migrazioni. In Italia, ha aggiunto Belotti, «balza in primo piano il vertiginoso aumento di immigrati, provenienti in maggioranza dai cosiddetti Paesi del Terzo Mondo, che eufemisticamente denominiamo 'in via di sviluppò, mentre purtroppo tanti di questi Paesi sono stagnanti a un livello di intollerabile depressione sociale ed economica, quando si trovano in via di un progressivo sottosviluppo, che è lotta per la sopravvivenza. Drammatico campionario di questi migranti sono i disperati che, mettendosi anche nelle mani di loschi trafficanti di carne umana, si avventurano a fare rotta verso le nostre coste anche in questi mesi invernali». Quest'anno la Giornata del Migrante sarà celebrata in Toscana: a Firenze, nella basilica di Santo Spirito, ci sarà una messa presieduta dall'arcivescovo Giuseppe Betori, animata dalle comunità straniere e trasmessa in diretta su Raiuno.

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