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sabato 11 settembre 2010

E con questo siamo a otto

Grazie
Grazie
Grazie
Con la G maiuscola ancora GRAZIE.
E’ quanto ci sentiamo dire ogni volta che parte un container di aiuti alimentari per la popolazione eritrea.
Un grazie che non va a noi ma prima di tutto a tutti quanti, uomini e donne, che nonostante la crisi, nonostante che il mondo dell’informazione impegnato ad osannare il potente di turno cerchi di “non far pensare”, continuano a permettere che ogni volta questo miracolo si ripeta.
Un grazie che va soprattutto alle suore Figlie della Carità, delle quali noi siamo solo umili collaboratori. Grazie al loro impegno, grazie al loro spirito di servizio, grazie alla loro silenziosa ma importantissima presenza, con questo siamo a sette. Il 30 settembre è partito l'ottavo container di aiuti alimentari che dal gennaio 2010 prendono la via dell’Eritrea.
Non possiamo assicurar meglio la nostra eterna felicità che vivendo e morendo nel servizio dei poveri”, diceva s. Vincenzo de Paoli. Una felicità che si sperimenta ogni giorno anche qui sulla terra, quando si scopre di essere strumento della Provvidenza, quando arriva una telefonata, una email, che dice di disponibilità di alimenti, di vestiti, di medicine.
E’ nata per caso, direbbe qualcuno, la collaborazione con le suore Figlie della Carità. Chi ci crede, e noi siamo fra questi, dice invece che è stata la Provvidenza a far incrociare le nostre strade.
I poveri chiamano, non importa da dove e come, chiamano. E questo interroga le coscienze.
A volte a darle le notizie, se chi le da ne è fra le parti in causa, si corre il rischio di dare l'impressione di dire “siamo stati bravi”. Ma non è questo che ci interessa.
Dare buone notizie significa contribuire a tenere sveglie le coscienze che questo mondo dell’informazione, così come è oggi, vuole assopire per asservire a chi comanda.
Dare buone notizie serve a condividere la felicità, che è poi il motore della vita.
Se usciamo dalla visione che il mondo finisce ai confini del nostro ricco orizzonte, se prendiamo coscienza della fortuna che abbiamo avuto a nascere nel "mondo civile" dove anche se sempre di corsa, non ci manca nulla, oltre che apprezzare di più ciò che abbiamo, siamo disposti a tendere la mano a chi ci chiede aiuto. E' questo che ogni giorno scopriamo nel vedere come ognuno di noi si mette in moto per fare qualcosa per chi lontano soffre la fame. E questo, in un periodo storico che spinge verso l'egoismo, verso il rifiuto del diverso, da un lato stupisce, ma dall'altro ridona felicità, fiducia, speranza, certezza che la stupidità, il vuoto che certa cultura vuole imporre alle nostre menti, non passerà.
Ecco a cosa serve dare le buone notizie!

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